L’inflazione rappresenta il nemico diretto numero uno dei propri risparmi, in quanto la sua azione è indipendente dalle proprie scelte di investimento, sia che si utilizzi un approccio di tipo attivo (ovvero effettuando delle scelte di investimento gestito e non) e sia nel caso in cui si adotti un approccio di tipo passivo (ovvero nel caso dei soldi “sotto il materasso”).
In entrambi i casi, ad esempio, un’ inflazione del 2% porterà a una erosione del valore dei risparmi di pari importo, per la perdita del potere di acquisto. Nonostante questo fondamentale discorso, di facile comprensione, difficilmente il tasso di inflazione viene considerato al momento di effettuare le proprie scelte di investimento.
I conti deposito sono una risposta all’inflazione?
In un momento di grande incertezza che caratterizza i mercati finanziari, e con la crisi dei titoli di Stato (meno sicuri e con rendimenti poco interessanti), i conti deposito hanno promesso rendimenti molto spesso interessanti, rimanendo tra l’altro l’investimento preferito soprattutto da coloro che non vogliono correre rischi (anche grazie all’accesso al FITD).
Il loro punto di forza rimane concentrato nella possibilità di poter gestire le proprie giacenze con elevata libertà anche nel caso di depositi vincolati. Ma non rappresentano una soluzione sempre valida all’inflazione, dato che spesso i rendimenti standard sono ben inferiori al tasso di inflazione ufficiale (che a sua volta è inferiore a quello reale). Un problema che interessa soprattutto i conti deposito liberi.
Come individuare i conti deposito che possono combattere l’inflazione?
Le variabili da prendere in considerazione sono molteplici. Per prima cosa bisogna confrontare il tasso di inflazione ufficiale con i rendimenti previsti da un conto deposito vincolato, scegliendo quelli che offrono un rendimento superiore (evitare quelli con un rendimento prossimo a quello dell’inflazione perché si sarebbe al di sotto dell’inflazione ufficiale), ma che siano anche sostenibili, nell’orizzonte temporale, per tutta la durata del vincolo.
Ovviamente queste valutazioni vanno fatte guardando i tassi di interesse netti e non lordi. In più va considerato l’impatto dell’imposta di bollo, ma anche da questo punto di vista ci si può semplificare la vita prediligendo le offerte delle banche che si fanno carico dei relativi importi, così da rendere il confronto molto più immediato e semplificato.