Conti Deposito o Pronti Contro Termine – Come Scegliere

I conti deposito e i PTC rappresentano due scelte di investimento a scarso rischio. Ma quali sono le principali differenze e peculiarità secondo cui orientare la propria scelta in base anche alle attitudini individuali?

I pronti contro termine e i conti deposito hanno in comune solo la logica della gestione del risparmio attraverso la remunerazione di liquidità semplicemente “depositata”, con un livello di rischio basso, e la tassazione, dal momento che per entrambi, i rendimenti vengono tassati con l’aliquota del 20%.

Il loro funzionamento invece è molto diverso, il che si ripercuote sia sulla durata totale che sulla possibilità di poter entrare in possesso delle somme in anticipo. Infine vanno considerati anche i costi collegati, sia di tipo diretto che legati all’imposta di bollo.

I pronti contro termine: durate molto brevi ma costi diretti più probabili
I pronti contro termine prevedono la sottoscrizione di contratti nei quali sono chiaramente riportati i rendimenti che si avranno al termine della durata del contratto, con le relative scadenze fisse, che in media possono essere di tre mesi, 6 mesi, 9 mesi o al massimo 12 mesi.

Non c’è la possibilità di rientrare in possesso anticipatamente del denaro impiegato (proprio per la struttura del contratto stesso), ed inoltre c’è il bisogno di avere anche un conto titoli collegato al conto corrente.

I conti titoli hanno generalmente dei costi di gestione annua, oltre che ovviamente l’applicazione dell’imposta di bollo, né più e né meno come avviene per i conti deposito (sempre 1,5 per mille sull’importo nominale presente nel conto).

Oltre ad essere caratterizzati da una minore flessibilità, c’è anche la questione della sicurezza in quanto i pronti contro termine non rientrano nella garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi.

Conti deposito: maggiore libertà di uso e meno costi diretti
Come detto, una delle principali differenze dei conti deposito rispetto ai PCT risiede nella maggiore sicurezza e precisamente nell’adesione alla garanzia del FITD (Fondo interbancario tutela dei depositi) in quanto, in caso di default della banca, c’è la restituzione di importi depositati fino a 100 mila euro.

Si può scegliere tra depositi liberi, o vincolati, ma anche in questo caso le somme possono essere svincolate in anticipo rinunciando solo alla maggiore remunerazione con l’applicazione dei tassi di interesse base. Aspetto da non sottovalutare infine, sta proprio nei costi dato che i conti deposito sono quasi sempre offerti senza alcun costo di gestione, e ci sono banche che azzerano anche i costi di imposta di bollo facendosene carico.